Considerato da molti critici ed esperti il ponte più bello del mondo, ponte Santa Trinita costituisce il quarto degli attraversamenti che furono costruiti a Firenze per unire le due sponde dell’Arno.
Il primo progetto di costruzione fu eseguito da Lamberto Frescobaldi nel 1259, un commerciante di Piazza Santa Trinita che voleva estendere i propri commerci nella zona dell’Oltrarno. Inizialmente però il ponte fu realizzato in legno, e crollò dopo pochi mesi dalla sua realizzazione, in concomitanza di un affollamento sul ponte durante uno spettacolo. Ricostruito in pietra, crollò nuovamente nel 1333.
Nel 1571, Michelangelo Buonarroti eseguì un nuovo progetto del ponte, portato a compimento da Bartolomeo Ammannati, nella sua fisionomia definitiva così come oggi possiamo osservarlo. Michelangelo suggerì la realizzazione delle tre arcate di ampie dimensioni, in modo da conferire all’intera struttura maggiore resistenza statica.
Nel 1800, alcuni commercianti non poco ingegnosi, poi soprannominati pancai, idearono uno stratagemma per guadagnare qualche soldo in più, posizionando la sera sul ponte delle panche di legno con spalliere, così che, durante le calde estati fiorentine, coloro che passeggiavano in cerca di frescura in prossimità dell’Arno potevano sostare comodamente seduti, in cambio di un piccolo affitto della panca.
Durante la seconda Guerra Mondiale, i tedeschi in ritirata dalla città lo fecero esplodere, ma i fiorentini, fieri del loro patrimonio e desiderosi di riavere il loro ponte, lo ricostruirono esattamente come da progetto michelangiolesco.
Tra gli elementi di decorazione che rendono la magnificenza di questo ponte, spiccano le quattro statue allegoriche posizionate ai quattro vertici, realizzate nel 1608, e rappresentanti le quattro stagioni dell’anno: Autunno ed Estate sono opera dello scultore fiorentino Giovanni Battista Caccini, Inverno è realizzato da Taddeo Landini, e Primavera ad opera dello scultore francese Pietro Francavilla. Con la distruzione del ponte ad opera dell’esercito tedesco, tutte le statue andarono disperse, ma successivamente ritrovate e restaurate, ad eccezione della testa della Primavera. Fu stabilita una somma in denaro come ricompensa per chi la avesse restituita, ritenendo plausibile l’ipotesi che potesse essere in possesso di stati stranieri. Fortunatamente, la testa venne ritrovata da un renaiolo e restituita alla sua giusta collocazione.
Sono inoltre presenti due arieti in pietra, posizionati sull’arcata centrale, aggiunti come elemento decorativo nel progetto eseguito da Ammannati. L’ariete ha una forte valenza simbolica, essendo immagine della guerra e del conflitto, ma al contempo è anche immagine di protezione: un ariete, infatti, è rivolto in direzione di Ponte Vecchio, in segno di protezione della città, l’altro invece è rivolto verso Ponte alla Carraia, con lo scopo di intimorire, storicamente, eventuali attacchi da parte della nemica Pisa.
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